Una serena mattina di settembre.
Il clima è mite, una brezza insolita spettina il pergolo della passiflora.
Il fico, lì in mezzo, assiste impassibile.
Identità non è quello che si è.
– Correggimi se sbaglio: noi siamo uno studio che fa comunicazione.
– Lo eravamo all’inizio.
– Forse meglio allora parlare di agenzia di comunicazione.
– Questo è quello che siamo diventati dopo.
– Vero, in effetti siamo un gruppo di creativi che fa consulenza alle aziende.
– Certo, ma allora perché non parlare di uno studio di professionisti in design della comunicazione.
–Tutto qui?
– No, in effetti non è solo questo, non si capisce di cosa stiamo parlando. Perché le cose sembrano più facili di quanto non siano quando si pronuncia la parolina magica comunicazione.
– In effetti dietro quell’etichetta non si capisce più cosa ci sia, di cosa si tratta.
– Infatti quando i bisogni di un’azienda diventano stimolo alla progettazione di soluzioni, allora la creatività incontra il design.
– Quindi quello che chiamiamo comunicazione alla fine è solo il nome di una gamma molto ampia di cose da fare a partire da quell’incontro?
– Appunto. Infatti è proprio in questo passaggio dalle intenzioni all’azione che noi mettiamo gli strumenti, i mezzi e i canali oggi a disposizione per fare comunicazione al servizio delle diverse esigenze dei clienti – che siano realtà produttive, attori commerciali o soggetti istituzionali.
– Quindi in fin dei conti siamo semplicemente una agenzia di comunicazione?
– Fa tè!
La brezza è diventata vento, inaudito da queste parti.
La passiflora scambia qualche carezza foliare con il roseto.
Che non si scompone.
Attività non è quello che si fa.
– Per cui siamo dei semplici esecutori di quello che ci viene richiesto?
– Non direi proprio.
– Ah giusto, siamo dei consulenti.
– Non solo.
– Sì, ma noi garantiamo la soddisfazione del cliente.
– Roba vecchia, quello è scontato.
– Allora diciamo che lavoriamo per assicurare la felicità del cliente.
– Non ci allarghiamo, quella dipende da cose che non sempre ci competono.
– Comunque la nostra qualità fondamentale è saper progettare cosa serve al cliente per raggiungere dei risultati.
– Di cosa?
– Di notorietà, di visibilità, di consenso, di engagement, di vendita, di fatturato, di tutto quello che il marketing della comunicazione prevede che rientri nel paniere degli effetti.
– Vero, in fondo noi siamo dei progettisti.
– Come dire che siamo degli esecutori intelligenti?
– Non proprio, il lato operativo non basta e non serve senza l’approccio critico richiesto dalla logica del progetto.
– Certo, si tratta di un approccio prima di tutto strategico, nel senso di lavorare sulla costruzione degli scenari più adeguati – cioè progettare – dove gli obiettivi e i risultati si ottengono grazie alle nostre competenze, alla nostra professionalità, alla nostra esperienza.
– E soprattutto grazie al nostro modo di affiancare il cliente.
– Sarebbe più appropriato allora definirci dei curatori.
– Infatti: noi curiamo progetti di comunicazione.
Si avvicina l’ora mediana.
Tutto sembra fermarsi, anche le ombre nette sotto il sole alto.
I limoni ciondolano svogliati dai rami.
Stile non è come si è o come lo si fa.
– Comunque noi facciamo siti web e seguiamo i social, giusto?
– Detta così sembra roba da poco, son capaci tutti.
– Credo sia necessario precisare che come designer sviluppiamo programmi di identità e come consulenti pianifichiamo attività di promozione e di branding.
– Mentre come curatori ci occupiamo di scegliere e mantenere un certo livello in tutto quello che facciamo.
– Dimentichi gli eventi.
– La fai lunga e difficile!
– In effetti non è mai una passeggiata. Anzi.
– Questo perché non ci fermiamo davanti a niente.
– Infatti è proprio per questo che troviamo (e diamo il) meglio quando il cliente diventa l’interlocutore privilegiato della nostra attività.
– E tradurre la sua visione diventa la nostra priorità quotidiana, costante.
– Vista così sembra quasi che sia lui a lavorare per noi.
– Non esageriamo! Ma a volte in effetti i ruoli sembrano scambiarsi.
– Bisogna riconoscere però che è proprio sulla scala della familiarità non solo con il suo mondo e la sua attività imprenditoriale ma anche con i suoi gusti e il suo stile di vita che il nostro lavoro raggiunge il migliore dei risultati.
– Il che significa che i nostri progetti sono sempre su misura, dedicati e sintonizzati nel minimo dettaglio con le cosiddette esigenze – i bisogni dell’azienda, del brand, del prodotto – ma anche (e soprattutto) con i suoi mondi di riferimento, i suoi pubblici, i suoi consumatori, i suoi stakeholders.
– Intendi con tutte le persone che di quel mondo fanno parte, nei ruoli diversi che competono loro?
– Proprio così. Che senso ha fare sempre la stessa cosa per tutti?
– Chiedilo a chi pensa che fare comunicazione sia semplicemente aprire un profilo IG e postare un tot di foto alla settimana. Facile la vita!
– Una noia mortale.
– E noi invece ci divertiamo, mica poco!